Il Canada stringe sugli infanticidi. Niente più sconti di pena né attenuanti per le madri omicide

Madri che sfuggono alla pena per omicidio

Il Consiglio Canadese per i Diritti dei Bambini prende posizione per l’eliminazione dal codice penale del Canada del reato di infanticidio

Il Consiglio Canadese per i Diritti dei Bambini sostiene che la vita di un neonato vale quanto quella di un adulto e che il reato penale di infanticidio deve essere eliminato dal codice penale del Canada.
Gran parte degli aspetti e condizionamenti sociali sono cambiati e la situazione delle neo-madri sono molto migliorate nel tempo, considerando, ma non solo: lo stigma storico della ragazza madre o fuori dal matrimonio; l’attuazione di un sistema di assistenza sociale universale; la scelta e disponibilità dell’aborto per le madri che non desiderano esserlo; gli attuali metodi di controllo delle nascite e l’uguaglianza delle donne sono alcuni dei motivi per l’eliminazione di quella particolare attenzione alle donne che fissa un massimo di 5 anni di reclusione per le madri che uccidono i loro bambini. Le stesse accuse di omicidio dovrebbero valere per neonati, bambini ed adulti.
Storicamente, le donne erano trattate come inferiori e meno responsabili delle proprie azioni rispetto agli uomini. Il reato di infanticidio è una discriminazione basata sul sesso, una violazione della Carta Canadese dei Diritti e delle Libertà.

Il Codice Penale del Canada prevede, per la difesa di tutte le persone accusate di reati penali, una serie di attenuanti che diminuiscono la responsabilità sulla base della malattia mentale. La depressione post-partum, chiamata anche la depressione “postnatale”, subita da alcune donne – ed anche da alcuni uomini – dopo la nascita dei bambini, è un argomento che può essere gestito dalla difesa ai fini delle attenuanti nell’ambito del processo.

Quando la polizia e gli avvocati della Procura imputano la madre di infanticidio, fissano già un elemento di predeterminazione del suo stato mentale al momento dell’omicidio. Un’imputazione del genere non esiste riguardo all’omicidio di un adulto. Se così fosse, l’autore dell’omicidio sarebbe una persona malata di mente. Per questo motivo la giustizia lascia tale giudizio alla sentenza del giudice, che considera tutte le prove degli esperti in maniera imparziale, senza l’influenza o la predeterminazione dell’imputazione.
Questa posizione è coerente con quella delle Nazioni Unite.
Dal compendio 2 “Bambini e Violenza” dell’UNICEF (Nazioni Unite)
Infanticidio ed omicidio di bambini

“Un’analisi di 285 omicidi di vittime di età inferiore ai 18 anni, commessi nel Regno Unito tra il 1989-1991, ha trovato che solo il 13 per cento delle vittime erano state uccise da sconosciuti; il 60 per cento erano state uccise dai genitori. Sono stati riscontrati 56 risultati simili negli Stati Uniti e in Australia. Nei paesi in cui vengono analizzate le statistiche di omicidi secondo l’età della vittima, i neonati e i bambini molto piccoli si trovano spesso ad essere il gruppo di età più a rischio. Nel Regno Unito, i bambini di età inferiore all’anno sono quattro volte più a rischio di essere vittime di omicidio che qualsiasi altro gruppo di età; la maggior parte uccisi dai loro genitori.
In molte normative giuridiche l’infanticidio viene ritenuto come un delitto minore, anche quando comporta l’uccisione intenzionale di un bambino. La logica è quella di provvedere ad una difesa speciale per le mamme che soffrono dei traumi psicologici a causa della nascita. Tuttavia, in molte di queste stesse normative giuridiche, ci sono per la difesa attenuanti che riconoscono la diminuita responsabilità alle accuse di omicidio e che possono essere applicate in casi particolari. Appare quindi evidente che la radice dello status speciale di questo crimine risale al fatto che la vita di un neonato ha meno valore di quella di una persona più adulta.
Contrariamente alla consueta ipotesi che l’infanticidio sia un problema del mondo orientale piuttosto che del mondo occidentale, nella sua opera “Storia dell’Infanzia” Lloyd de Mause documenta che l’infanticidio di bambini legittimi ed illegittimi”…era una regolare pratica dell’antichità; l’uccisione dei figli legittimi fu lentamente ridotta durante il Medio Evo (dunque equilibrando le forte disparità delle nascite di uomini e di donne in molte società); invece i figli illegittimi continuarono ad essere regolarmente uccisi fino al XIX secolo … Benché Thomas Coram avesse aperto il suo ospedale a Londra nel 1741, motivato dal non poter sopportare di veder morire i neonati giacenti nelle grondaie e marcendo nei mucchi di letame, ancora nel 1890 era comune vedere neonati morti per le strade di Londra…”.

L’infanticidio è stato praticato come un brutale metodo di pianificazione familiare…”

Inoltre il compendio delle Nazioni Unite afferma:

“Riguardo alle molte forme di violenza sui bambini, una maggiore sensibilità sta portando ad una maggiore visibilità e – si spera – ad una efficace prevenzione. Le ricerche disponibili dei diversi paesi suggeriscono che, almeno al di fuori delle zone di guerra attiva, i bambini sono più a rischio di violenza – compresa la violenza sessuale – nelle loro case, vittime di adulti vicini a loro. Purtroppo, in genere, i tentativi di documentare la portata globale della violenza sui bambini durante la loro infanzia, sono un riflesso del basso status dei bambini, della scarsa priorità politica accordata loro e forse più immediatamente un riflesso della colpa individuale e collettiva degli autori di violenza adulti sui bambini…”.
“…E’ un triste paradosso della civiltà umana che proprio i più piccoli e i più vulnerabili della popolazione dovessero aspettare fino all’ultimo per ottenere un coerente riconoscimento sociale e giuridico dei loro pari diritti all’integrità fisica e personale, alla protezione da tutte le forme di violenza interpersonale. Solo una manciata di paesi hanno finora adottato leggi per dare ai bambini la stessa protezione, contro le aggressioni fisiche, di cui godono gli adulti. Nella maggior parte degli stati le punizioni violente, tra cui percosse con degli oggetti, restano comuni ed ammesse dalla legge.
Tuttavia, vi è ora una maggiore consapevolezza che l’assunzione del diritto dei bambini alla protezione contro l’ordinaria violenza fisica nelle case e nelle istituzioni è di vitale importanza per il miglioramento del loro status, come lo è stato per le donne quando si è assunto il loro stesso diritto di protezione dall’ordinaria violenza domestica e della comunità.
A guidare questa tendenza è il Comitato sui Diritti del Fanciullo, l’organismo di controllo internazionale per la Convenzione, che ha sempre sfidato le leggi che autorizzano le punizioni fisiche dei bambini, raccomandando una chiara riforma giuridica e dei programmi educativi”.

Traduz. per CDVD a cura di Santiago G.

03 marzo 2011

http://www.canadiancrc.com/Infanticide_Canada-Position_Statement_Canadian_Childrens_Rights_Council_and_UN.aspx

 

Lecito, per madri assassine, ricorrere a depressione per ottenere pene più lievi”

TORONTO – Erika Mendieta, accusata di aver picchiato a morte la figlia nel 2003, è stata condannata a sei anni di prigione. La sentenza è stata emessa ieri da un giudice di un tribunale di Toronto. Siccome Erika Mendieta ha già scontato del tempo in prigione prima del processo, la sua sentenza è stata ridotta a 4 anni e 9 mesi. La 34enne di Toronto fu accusata di omicidio a febbraio. La figlia, Emmily Lucas, fu picchiata a morte nel 2003. Durante il processo, è emerso che la spina dorsale e la testa della bambina erano state gravemente danneggiate e riportavano ferite molto gravi, ma la madre non chiamò il 911.
La sentenza
La Corte d’Appello dell’Ontario ha deciso di confermare le leggi sull’infanticidio e ha deciso che le donne accusate di aver ucciso deliberatamente i figli piccoli possono utilizzare l’infanticidio causato da disturbi mentali, come la depressione post parto, come difesa e avere così una sentenza ridotta grazie all’attenuante. Con una votazione di tre pareri favorevoli contro zero contrari, la più alta Corte dell’Ontario ha respinto l’appello nel caso della donna di Guelph, conosciuta con le iniziali L.B., che dopo aver ammesso di aver soffocato i suoi due figli riuscì ad evitare una condanna per omicidio e quindi l’ergastolo.
Il suo caso fu trattato come infanticidio e la sentenza, quindi, ridotta. Anche se questo tipo di crimine viene punito con almeno 5 anni di prigione, L.B. ha ottenuto un credito per aver già scontato del tempo in carcere. Quindi avrà ancora un anno da scontare.
In Canada sono in tutto 86 le donne condannate per infanticidio dal 1977.

http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=106576

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